Il Lariosauro è sicuramente uno dei fossili rinvenuti nelle Alpi più conosciuti. Col passare dei decenni, alcune persone hanno iniziato a vedere sagome misteriose sul Lario ed è così che è nata la leggenda del mostro del lago di Como.
Ritrovamenti fossili sul lago
Nel 1839 Balsamo Crivelli, naturalista di Milano, trovò il primo esemplare di Lariosauro a Perledo (LC) e lo descrisse, ma non gli diede un nome perché ritenne
“opportuno non applicargli nuovo nome […]. Non ambisco crear nuovi nomi per la vanagloria che il mio nome venga registrato nei cataloghi dei Naturalisti, come si suol fare anche a costo che la nuova denominazione divenga un superfluo sinonimo”
Solo nel 1847 Giulio Curioni, geologo, ritrovando altri esemplari delle cave di Perledo, decise di chiamarlo “Lariosaurus balsami” in onore di colui che lo descrisse per la prima volta.
Negli anni a venire, molti studiosi se ne interesseranno e lo descriveranno nei loro trattati di paleontologia e geologia, come fece Antonio Stoppani.
Descrizione del Lariosauro
Il Lariosauro era un rettile marino vissuto nel Triassico che poteva essere lungo fino a 3 metri. Aveva una forma grossomodo simile a quella di una lucertola, ma con delle pinne adatte al nuoto.
Grazie ai coproliti (feci fossili) rinvenuti si è riusciti a risalire al tipo di dieta da loro seguita (pesci e pachipleurosauri), al modo in cui si nutrivano (grossi bocconi o prede intere) e grazie agli embrioni fossili si è potuto ipotizzare che fossero vivipari, ossia che il piccolo Lariosauro era partorito già formato e completo.
Ritrovamenti e mostre nel mondo
Gli esemplari raccolti provengono per la maggior parte dalle cave di Perledo e dal Monte San Giorgio in Svizzera. Per molto tempo si è pensato che il Lariosaurus fosse vissuto solo nell’area Europea grazie ad altri ritrovamenti in Spagna e Israele, ma recentemente in Cina meridionale sono stati rinvenuti dei fossili appartenenti alla stessa specie.
Diversi fossili di Lariosaurus sono esposti in alcuni musei europei: il meglio conservato è esposto al Museo Botanico di Monaco di Baviera (Germania), mentre altri esemplari si trovano al Servizio Geologico di Roma, due sono esposti al Museo di Storia Naturale di Milano, mentre presso il Castello di Vezio si possono ammirare dei calchi in gesso.
Larry il mostro
Il 18 novembre 1946 sul “Corriere comasco” l’articolo intitolato “La paurosa avventura di due cacciatori brianzoli” raccontava di una vicenda davvero particolare: durante una battuta di caccia presso il pian di Spagna due uomini si imbatterono a pochi passi dalla riva in una spaventosa creatura, mai vista prima, lunga 2 o 3 metri, con squame molto rigide di colore rosso-bruno e con una cresta. Avrebbero anche tentato di sparare alla bestia, ma fu del tutto inutile e non riuscirono a catturarla.
La settimana successiva anche “La Provincia” uscì con un articolo, ma questa volta il mostro sarebbe stato avvistato nelle acque di fronte a Varenna.
Nel 1954 un incontro simile avvenne ad Argegno e tre anni dopo ci furono un susseguirsi di avvistamenti: ad agosto un enorme mostro era apparso tra Dongo e Musso, mentre a settembre Luigi Percassi e Renzo Pagani, che erano a bordo di una batisfera, videro qualcosa con una testa simile a quella di un coccodrillo.
Cosa c’entrano queste storie con il nostro fossile del Triassico?
La grandezza del mostro ha fatto pensare a tutti che potesse essere un qualche esemplare di Lariosauro rimasto nelle profondità del Lario e il nome, Larry, è stato così declinato per richiamare quello più famoso Nessy che vive nel lago scozzese.
C’è da dire, però, che a confronto del mostro di Loch Ness, il nostro Lariosauro vanta continui avvistamenti da parte di pescatori durante le giornate di nebbia, mentre alcuni sono anche riportati sui giornali come l’ultimo nel 2003 quando Larry si aggirava nelle acque di fronte a Lecco.
Ispirazioni d’ artista
Alla vicenda del Lariosauro è stato ispirato il libro “Il mostro del lago di Como” dello scrittore Emanuele Pagani e anche la canzone “ul mustru” di Davide van de Sfroos della quale qua riportiamo una magica descrizione
“l’era faa cumè un’anguila
l’era gross cume un batèll
e’l majava tücc i stell
una bissa incatramata
cun la buca sbaratada
e cui öcc dell’oltrummuund”
(era fatto come un’anguilla, era grosso come un battello e mangiava tutte le stelle, una biscia incatramata con la bocca spalancata e occhi dell’altro mondo)