Il libro d’Ore è una bellezza che si trova nella Pinacoteca di Como, così piccolo da passare quasi inosservato, ma racchiude in sé molta cultura e non solo religiosa.

Il “libro delle Ore” comprende la raccolta delle ore liturgiche per i diversi periodi dell’anno. Per liturgia delle ore s’intende la preghiera ufficiale della Chiesa cattolica ossia il canto di salmi, cantici e inni, con l’aggiunta di preghiere e letture dalle Sacre Scritture.

Era un piccolo volume che non poteva mancare presso tutte le famiglie o le comunità che potevano permettersi di avere dei libri. Ad esclusione dei Vespri solenni, celebrati in comunità, il libro d’Ore era pensato per una devozione privata e non collettiva.

Il suo utilizzo venne introdotto in Italia dalle corti francesi e costituì dall’era tardo-gotica un effetto personale che non poteva di certo mancare nel corredo delle spose della nobiltà e della ricca borghesia lombarda. Anche dopo la diffusione della stampa, i libri delle ore rimasero come espressione di prestigio e di amore per l’arte, tanto che ben presto divenne anche solitamente un oggetto riccamente miniato.

Anche quello di Como è sicuramente un’opera che va ammirata da molto vicino in quanto il libro aperto entra in un palmo di mano. Le barre dorate, i motivi floreali, le iniziali istoriate sono elementi decorativi che fanno pensare a un’influenza d’Oltralpe, ma grazie allo stile esotico, ai costumi e alle fisionomie dei personaggi si è riusciti a identificare quasi sicuramente l’autore con un’artista influenzato da Michelino da Besozzo.

Se a prima vista la sua datazione potrebbe essere di inizio Quattrocento, alcune scene vengono rappresentate con una prospettiva e ciò fa dedurre che l’opera possa essere stata eseguita solo successivamente, probabilmente tra il sesto e il settimo decennio del Quattrocento. La datazione generale rimane molto difficile in quanto la tradizione del libro d’ore è proseguita per molto tempo in Lombardia.

L’autore, ancora ignoto, non completò mai l’opera, la quale fu terminata solo degli anni Novanta del Quattrocento dal Maestro di Anna Sforza o da qualcuno della sua stretta cerchia. Il suo stile può essere notato in alcune iniziali o bordi di alcune pagine dove sono stati rappresentati candelabri e motivi di gemme, entrambi pienamente rinascimentali.

Il libro d’Ore è entrato a far parte delle raccolte d’arte della Pinacoteca del Comune di Como nel 1931 grazie al legato dell’ultima discendente della famiglia Olginati, grazie alla quale all’interno del museo sono stati posizionati anche arredi e suppellettili a loro appartenuti.