Vi è mai capitato di imbattervi in qualche melusina passeggiando in giro per Como? Magari non l’avrete notata, ma sicuramente sarete passati accanto a una di esse.
Cosa sono queste sagome di pietra?
La melusina è una figura leggendaria medievale nota come fata dell’acqua che ha busto di donna e, a seconda della leggenda, al posto delle gambe una coda di pesce o di serpente. Nelle storie la melusina solitamente incontra un uomo e pone la condizione di non essere mai vista nella sua forma originale. Quando questo tabù viene rotto il cavaliere cade in rovina o addirittura perde la vita.
Le prime rappresentazioni della melusina risalgono al XII secolo e sono diffuse in molte culture, anche lontane geograficamente fra loro: pre-cristiane, greche, celtiche e mediorientali.
La narrazione del Trecento
Tra il 1384 e il 1387 il trovatore Giovanni d’Arras narrava il “Roman de Mélusine” o “Histoire de Lusignan“. Raimondino, figlio del re dei Bretoni, si innamora perdutamente della splendida fata Melusina e la sposa giurando di non vederla mai di sabato, giorno della sua trasformazione in serpente. Dopo il matrimonio, grazie ai poteri soprannaturali della moglie, diviene principe di Lusignano, ma cedendo alla tentazione Raimondino rompe il giuramento e la sorprende di sabato, nel pieno della sua metamorfosi. Alla vista del serpente lui perde il senno, lei rimarrà rettile per sempre e nessuno si potrà occupare del regno. Non rispettando una regola Raimondino ha perso la donna che amava, l’intelletto e il regno.
Simbologia antica e moderna
In araldica, la melusina è rappresentata come una figura chimerica: una sirena che in entrambe le mani tiene le sue due code.
Sin dalla Preistoria l’uomo ha sempre cercato nei simboli sessuali un qualche elemento per allontanare le forze maligne e assicurare fertilità e procreazione a una famiglia o a una comunità intera. La fecondità veniva spesso rappresentata da donne formose che mostravano i propri genitali in pose provocanti. Ecco perché da diecimila anni nei luoghi di culto e nell’architettura civile vengono rappresentate questi simboli di lussuria e attrazione fatale.
In una società come quella medievale una raffigurazione di questo genere non era ben accetta e le rappresentazioni delle figure erotiche iniziarono così a evolversi: la donna raffigurata nell’atto di mostrare i genitali diventa una sirena e le gambe divaricate diventano le due code. Questa trasformazione non fa dimenticare il simbolo, ma lo cela solamente.
La doppia natura della melusina di donna e pesce può essere oltretutto interpretata come allegoria della dualità della natura umana: carnale e spirituale.
Non solo a Como
Grazie alle sue origini pagane, questo simbolo di lussuria e peccato diviene sulle mura di una chiesa dea della fertilità e delle acque, elemento evidenziato dalla doppia coda di pesce.
In giro per l’Italia se ne possono trovare anche a Pavia, Bitonto (BA) e Aceranza (PZ).
Nel centro storico di Como si trovano diverse rappresentazioni della melusina:
- tra le più antiche bisogna citare la melusina raffigurata sul portale del drago della Basilica di San Fedele. Dalla via Vittorio Emanuele II si può notare al centro del timpano la sirena, oggi purtroppo senza testa. Tutto il portale è interessante perché a sinistra c’è anche una scimmia che alza la sottana, altro elemento che richiama indubbiamente al peccato e alla lussuria.
- Tra le melusine più conosciute e meglio conservate ricordiamo quella in via Odescalchi, al numero 16, usata come chiave di volta per un arco. Ci sono state numerose interpretazioni sul perché una melusina sia stata scolpita proprio in questo luogo: una tra le più interessanti riporta che all’interno dell’edificio ci fosse un’ antica casa di piacere. La tesi viene supportata anche dalla presenza di un berretto frigio, simbolo emblematico della libertà. Nella parte inferiore del bassorilievo è stato anche inciso il “Sole delle Alpi“, usato molto spesso dalla simbologia celtica e diffuso in tutto l’arco alpino, da sempre considerato un simbolo potente a scopo di protezione e buon auspicio.
- Due melusine speculari in linea d’aria fra loro si trovano all’interno del cimitero maggiore di Como. Entrando nel campo santo e procedendo verso destra, bisogna camminare tenendo le cappelle sulla destra e guardare molto attentamente sopra i porticati per vederle. L’interpretazione risulta in questo caso più difficile, ma sono state fatte ipotesi riguardo alla loro presenza basandosi sull’esperienza di Ulisse: l’eroe omerico non venne semplicemente attirato da un canto melodioso, ma dalla promessa della sapienza totale, un miraggio che conduceva alla morte.
- Un’ultima melusina, più recente, quasi di fattezze liberty, si trova sul palazzo della banca di via Giovio. Guardando bene tra le cariatidi, si scorge ancora una volta una delicata fata delle acque.
Curiosità
Una melusina deve avere ispirato nel 1983 il signor Howard Schultz, il quale, viaggiando in Italia per provare più tipi di caffè possibile, una volta tornato negli Stati Uniti fondò la nota catena di caffetterie Starbucks, il cui logo è un chiaro riferimento alla sirena bicaudata.
Nel gennaio 2003 un’equipe dell’istituto di ricerca di Torino ha isolato una proteina che stimola e protegge il cuore, denominandola “melusina”. La speranza è che possa essere una valida risorsa per i malati che soffrono di patologie cardiache. A questa pagina troverete un articolo molto recente a riguardo.
Per chi fosse interessato a leggere di più riguardo alla storia delle melusine, consigliamo questo articolo scritto dall’Associazione Culturale Archeologia e Misteri.