Uno degli strumenti più interessanti e attuali per comprendere a che punto è la lotta mondiale al cambiamento climatico è il rapporto “Brown to Green” pubblicato annualmente da Climate Transparency e giunto nel 2019 alla sua 5° edizione. Il rapporto prende in considerazione le azioni intraprese dai Paesi che costituiscono il G20 per ridurre le proprie emissioni di gas serra.
Il target è attualmente fissato dal rapporto a un aumento di 1,5°C della temperatura media terrestre rispetto all’epoca industriale: per evitare di oltrepassare questo limite, si stima che sia necessario diminuire del 45% rispetto al 2010 le emissioni di gas serra a livello mondiale entro il 2030, prima di arrivare a un azzeramento completo prima del 2070. Brown to Green fissa inoltre dei target nazionali: alle economie più sviluppate, come quella italiana, è richiesto di iniziare immediatamente una veloce diminuzione delle emissioni; alle economie meno sviluppate, come quella cinese e indiana, è richiesto di raggiungere il prima possibile il picco delle emissioni e poi iniziare un repentino calo. Per qualche decennio, le emissioni dei Paesi oggi meno sviluppati dovranno essere necessariamente compensate dalle emissioni negative dei Paesi più sviluppati, che dovranno quindi adottare piani per sequestrare grandi quantità di CO2 oppure aiutare le economie emergenti a ridurre di molto le proprie emissioni.
Caratteristica del rapporto “Brown to Green” è quella di prevedere la pubblicazione non soltanto di un quadro generale della situazione nei Paesi del G20, ma anche un’interessantissima scheda di approfondimento per ogni Paese trattato. È così che, analizzando la scheda relativa all’Italia, possiamo scoprire quali siano gli obiettivi richiesti al nostro Paese e come stiamo procedendo rispetto ad essi.
La situazione di partenza
Nel 2016, l’Italia ha emesso 433 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente, dato in deciso calo (-16%) rispetto al 1990. Ogni italiano ha dunque causato l’emissione, nel 2016, di 6,8 tonnellate di anidride carbonica equivalente in atmosfera. Il dato pro capite è lievemente migliore della media dei Paesi G20 (7,5 tonnellate pro capite) e della media dell’Unione Europea (7,9 tonnellate pro capite).
Per quanto concerne gli obiettivi, al nostro Paese è richiesto di ridurre le nostre emissioni annue a sole 115 milioni di tonnellate di CO2eq entro il 2030; nell’anno 2050, invece, dovremmo avere un saldo annuo NEGATIVO di 629 milioni di tonnellate di CO2eq. Va da sé che questi obiettivi siano estremamente ambiziosi: ridurre di circa il 75% le proprie emissioni di CO2eq in soli 14 anni comporterebbe uno stravolgimento totale delle politiche energetiche nazionali e giungere a un bilancio di emissioni così negativo entro il 2050 comporterebbe non solo il raggiungimento dello stato “carbon-neutral”, ma anche enormi investimenti nelle tecnologie di cattura e sequestro della CO2 oppure nell’ottimizzazione energetica delle industrie dei Paesi oggi meno sviluppati.
Del resto, per contenere l’aumento della temperatura entro +1,5°C rispetto al periodo preindustriale il margine è ormai molto, molto risicato. Nessuno dei Paesi del G20, infatti, è ad oggi in linea con i propri obiettivi prefissati dal rapporto “Brown to Green”. Tornando a noi, il nostro Paese riceve apprezzamenti per la bassa intensità di carbonio del settore energetico, industriale e dell’economia in generale, per la buona percentuale di fonti rinnovabili nel mix energetico totale (11% quella citata dal rapporto, oltre il 18% comprendendo le biomasse tradizionali qui escluse). Lodata da Climate Transparency è poi la decisione nazionale di abbandonare completamente il carbone nella generazione di energia elettrica a partire dal 2025.
Le fonti rinnovabili in Italia
D’altro canto, il rapporto evidenzia come sulle fonti rinnovabili il nostro Paese si trovi in una situazione di stallo: dopo la rapida crescita del periodo 2007-2013, negli anni 2014-2018 la produzione di energia da fonti rinnovabili in Italia è rimasta sostanzialmente stabile. Altri aspetti critici evidenziati dal rapporto sono le alte emissioni di gas serra dal settore dei trasporti e l’alto consumo di energia totale pro capite, leggermente superiore rispetto alla media dei Paesi G20.
In conclusione, “Brown to Green 2019” evidenzia come l’Italia sia un Paese sostanzialmente virtuoso nella lotta al cambiamento climatico, nonostante negli ultimi anni il trend di miglioramento di tutti gli indicatori sia rallentato notevolmente. Chiaramente, questo non può essere sufficiente per evitare che il riscaldamento globale rimanga sotto la soglia di +1,5°C (e nemmeno sotto la soglia dei +2°C); si rende pertanto necessario un profondo intervento da parte della politica e da parte di noi cittadini, affinché l’Italia possa svolgere al meglio la sua parte in questa spinosissima questione nei prossimi decenni.
Per chiunque volesse approfondire, ricordiamo che il rapporto, pubblicato in lingua inglese, è consultabile gratuitamente sul sito www.climate-transparency.o