Piuro è il primo comune, dopo Chiavenna (SO), della Bregaglia italiana ed è noto anche come la Pompei delle Alpi.

La storia di Piuro è divisa nettamente in due: prima e dopo il tragico 4 settembre 1618, quando il paese entrò nella storia per l’enorme frana che lo seppellì.

La sera del 25 agosto 1618 del calendario giuliano (il 4 settembre dell’attuale calendario), un’imponente massa di pietre e terriccio si staccò dal monte Conto. In breve tempo la frana seppellì il borgo lasciando pochi sopravvissuti. Ecco cosa narra una cronaca dell’epoca:

“Una improvvisa frana, precipitata dal fianco della montagna, in un batter d’occhio ha sorpreso l’intero borgo, lo ha annientato, sommerso, sconvolto, distrutto.”

L’economia prima della frana

Prima del disastro, Piuro era un borgo molto prospero, grazie alla posizione allo sbocco della Val Bregaglia, ai mercanti che portavano la seta comasca nei paesi di lingua tedesca e alla lavorazione della pietra ollare molto rinomata a quei tempi.

Questa pratica era connessa all’attività estrattiva della “lapis viridis comensis”, di cui ci parlò Plinio il Vecchio nel suo Naturalis Historiae:

“In Sifno vi è una pietra che viene cavata e lavorata a forma di vasi utili per cuocere i cibi e per uso degli scultori, cosa che noi sappiamo accadere con la pietra di Como in Italia”.

La pietra verde, o pietra ollare, veniva poi lavorata in loco o trasportata a Como per via lacustre.

Passarono i secoli e Piuro cresceva ed entrava a far parte prima del Ducato di Milano e poi dei Grigioni. Piuro non risentì tanto di questi cambiamenti, perché i territori della Val Bregaglia diventarono rifugio per i protestanti italiani.

Il 4 settembre 1618, la frana cancellò non solo il paese e le sue ricchezze, ma anche intere famiglie. I pochi superstiti e i piuraschi scampati alla rovina fondarono Borgonuovo. Il disastro ebbe vasta eco in tutta Europa, finendo per essere citato, a distanza di secoli, da Kant. A livello artistico sopravvivono poche testimonianze dell’epoca precedente alla frana, tra cui il Palazzo Vertemate-Franchi.

Piuro torna a vivere

Il Comune venne rifondato con lo stesso nome e vennero create diverse frazioni: Borgonuovo, Cortinaccio, Cranna, Prosto, Sant’Abbondio, Santa Croce, Sarlone e Savogno.

Ancora oggi molte persone non conoscono questa storia, rimasta un po’ nascosta nei libri di storia locale, ma per fortuna ora Piuro è zona di interesse geologico e sede di scavi archeologici, ecco perché si merita il nome di “Pompei delle Alpi”.

Citando la cittadina, è impensabile non nominare le cascate dell’Acquafraggia, le quali, grazie al loro incredibile sbalzo (salto gemello di 170 metri circa), impressionarono anche Leonardo da Vinci, il quale le citò nel suo Codice Atlantico

“Su per detto fiume (la Mera) si truova chadute di acqua di 400 braccia le quale fanno belvedere…”.

Nell’immagine, si vede il paese di Piuro prima e dopo la frana. La veduta è tratta da “Itinerarium Italiae Nova Antiqua…” di Martin Zeiller pubblicata a Francoforte dal Merian nel 1640.