Sulla cima di una collinetta, a pochi metri di distanza della strada Briantea (SP342), si trova in posizione privilegiata la chiesa di San Bartolomeo a Montorfano (CO).
Caratteristiche generali
Arrivando da via Brianza e imboccando via San Bartolomeo si trovano sulla sinistra dei gradini che salgono dalla strada asfaltata. La chiesetta è posizionata su una piccola altura dalla quale si può vedere bene la forma del “montagnino” (così viene chiamato il Monte Orfano dai locali) e dalla parte opposta le campagne di Albese con Cassano e il suo abitato. In lontananza si vedono anche le montagne del Lecchese e del Triangolo Lariano: Grigna, Grignetta, Corni di Canzo e Cornizzolo.
L’edificio è composto da un unico locale quadrato con un’abside semicircolare. In totale misura circa 30 mq e non ha finestre che permettano alla luce di entrare. L’unica apertura è l’ingresso, che è rivolto verso ovest e non presenta nessun portone o blocco di accesso alla zona di preghiera. La parte esterna dell’edificio risulta molto rovinata e in alcune parti anche pericolosamente mal tenuta, vista la crescita di arbusti tra le tegole del tetto.
All’ingresso, su entrambi i lati, si trovano due panche in pietra, perfette per un momento di raccoglimento. A dividere il luogo di preghiera dall’abside c’è un tramezzo in legno, dipinto di verde, alto fino al soffitto e ormai rovinato in più punti. In mezzo a questo è ricavata una porticina sempre aperta per permettere ai pellegrini di ammirare gli affreschi ancora presenti, posare dei fiori o un cero raccogliendosi in preghiera davanti all’altare.
Il pavimento dell’area con le panchine è formato da grosse lastre di pietra locale, mentre il pavimento absidale è composto da piastrelle di cotto lombardo.
Interni di San Bartolomeo a Montorfano
Sulla parete absidale rimangono ancora visibili degli affreschi, i quali purtroppo sono in condizioni abbastanza precarie. In più punti si nota infatti un distaccamento della pittura dal muro, mentre molte altre parti risultano ormai danneggiate irreversibilmente.
Nella parte semicircolare dell’abside si riesce ancora a distinguere una “Deposizione dalla Croce”. Al centro, in una scena di “Pietà”, si vede la Madonna con una tonaca verde acqua e rossa e Gesù esanime coperto in parte da un semplice velo bianco, mentre ai lati sono presenti tre donne: due velate e una con i capelli sciolti, che potrebbe essere Maria Maddalena.
A sinistra dell’affresco centrale si riesce ancora e leggere “S. Antonio ab.”: la figura è in parte andata persa, ma si riescono ancora a notare i simboli del santo, ovvero il bastone con la campanella e il porcello ai suoi piedi.
A destra si scorge molto meglio il santo al quale è dedicata la chiesa: San Bartolomeo, anche lui riconoscibile grazie al coltello che impugna nella mano destra.
La parete absidale era contornata da una decorazione a tendaggi, ormai compromessa in più punti.
Sulla parete sinistra, in gran parte coperta da un più recente quadro raffigurante Gesù, si intravede Santa Margherita.
Dalla parte opposta invece rimane la parte superiore di un affresco rappresentante San Francesco.
Tutti e quattro i Santi rappresentati in questa piccola chiesa di Montorfano hanno avuto, fin da tempi antichi, una forte venerazione da parte della popolazione contadina locale: San Antonio Abate è infatti il protettore degli animali domestici, San Bartolomeo è il protettore dei macellai, San Francesco degli animali e Santa Margherita delle partorienti. Non a caso i cittadini di Albese, la cui patrona è proprio Santa Margherita, erano soliti fare dei pellegrinaggi verso questa chiesetta per chiedere protezione.
Devozione a San Bartolomeo
La devozione, nella chiesa di San Bartolomeo a Montorfano, è ancora molto sentita. Appena si entra si nota la pulizia e la cura con cui sono stati disposti i fiori, ma anche diverse indicazioni di sicurezza.
Appesi al muro si trovano molti quadretti con le incisioni “GR”, che sta per “Grazia Ricevuta”. Molti altri santini e quadri rappresentanti non solo i Santi, ma anche qualche Papa del passato e del presente, si trovano sull’altare e sui muri ai lati.
Una testimonianza dal passato
A seguire abbiamo riscritto parola per parola una parte di un manoscritto anonimo dell’anno 1700, riportato interamente nel libro “Montorfano – ieri e oggi” di Eustorgio Mattavelli.
Lo scritto apre molte questioni: la funzione del luogo prima di divenire chiesa, a quale ordine religioso appartenesse la chiesa e i terreni a lato, come mai già nel Cinqucento inoltrato si parla al passato della chiesa di San Bartolomeo a Montorfano e perché sia caduta in rovina già a quell’epoca.
“A levante de la Cassina Parravicina alla distanza di due tiri di schiopo v’è una specie di piccol collina, circondata da campagne ed è questa, che porta da tempo immemorabile il nome di San Bartolomeo; infatti scorgonsi ancora gli avanzi di una chiesa consistente in un pezzo di fabbricato semilunare, fatto a volta; e riguardante a ponente giusta l’antico Rito, avente un pezzo di muro interiormente che mostra d’aver servito di Mensa ne’ tempi che era officiata. Da’ fondamenti che si scoprirono per dissotterrare delle pietre si è osservato che questa chiesa era larga dodici braccia (m. 6,60), e ventinove longa (m. 15,95), non compreso il suddetto pezzo semilunare, che serviva di coro probabilmente: e questo nel suo centro è profondo quattro braccia circa (m. 2,20 circa) e sei solamente ne ha di altezza (m. 3,30), dico solamente imperciocché il materiale della caduta fabbrica probabilmente coprì di molto il pavimento. La porta della chiesa era a ponente in mezzo la facciata piantata in strada, che anteriormente era pubblica, ora reca privata a questi campi. Da quante finestre ricevesse il lume non si può sapere, nell’esistente coro non ve ne sono.
Pochi passa distante dalla chiesa verso tramontana vedesi un rimasuglio di abitazione corrispondente alla nominata strada, e misuratine i fondamenti trovossi essere di venti braccia (m. 11) in quadrato, oltre i fondamenti di altre due stanze di braccia sei(m. 3,30) quadrate ciascuna, unite al nominato rimasuglio di abitazione a levante delle medesima, restando un vuoto di sette braccia e mezzo (m. 4,10 circa) verso mezzodì. La dimensione e disposizione di questi fondamenti lascian creder che vi potessero essere quattordici stanze solamente a pian terreno, lasciando a tutte la grandezza di sei braccia (m. 3,30). Probabilmente ve ne saranno state almeno altrettante superiormente. Da qual ceto d persone fosse poi abitata, e quando esistesse o fosse officiata la chiesa suddetta per quel ch’io sappia gli Storici non lo dicono, ne ho trovato alcun documento, che me lo indichi: neppure vi trovai memoria alcuna come fosse già abbastanza diroccata…
Nell’anno 1558 sembra fosse in piedi almeno in parte, mentre nell’istromento rog. il giorno 5 settembre … ubicandosi questo pezzo di terra si dice: Ubi est Ecclesia Sancti Bartholomei. Bisogna però dire che la medesima fosse già fin da quell’epoca cadente e rovinosa, poiché descrivendosi il medesimo terreno in un altro istromento rog. l’anno 15… non sussisteva più, poiché leggesi: Ubi erat Ecclesia Sancti Bartholomei.
Solamente nell’anno 1778 si venne in chiaro, che veramente era una chiesa officiata nei secoli scorsi, e che vi si inumavano de’ cadaveri; imperciocché la Casa Guajta, avendo ottenuto il permesso della Casa Parravicina che è padrona del luogo, fece scavare fra le fondamenta per tirarne dei sassi di fabbrica, e scoprì diversi Cassoni composti di sei lastre di pietra cinericcia… I paesani scoprono pure altre ossa umane sparse nel vicin terreno. Lo scoprimento di tanti Cassoni fra i fondamenti di questa chiesa, e ciascuno non contenendo che le ossa di uno scheletro, senza alcun segno secolaresco, come spada, sperone, elmo, corazza ci porta a credere che questo luogo appartenesse a de’ Religiosi di qualche Istituto, alla di cui magione appartenessero quei pochi fondamenti, che si osservano a tramontana della chiesa.
Il Chiaro Ab. don Carlo de’ Marchesi Trivulzi opinava che questo luogo appartenesse a de’ Religiosi Benedettini.”