A Como, in via Borgovico, sorge ancora la chiesa sconsacrata di un ex convento dedicato a Santa Caterina, nell’ultimo periodo utilizzata per mostre ed eventi artistici.
L’edificio visibile ancora oggi fu costruito nel 1634 sulle basi di un altro, non più esistente, del 1200. Dal 1740 al 1800 diventò un seminario diocesano fino alla sconsacrazione della chiesa, la quale diverrà una caserma militare. Terminate le guerre napoleoniche, tutto il complesso fu acquistato da privati e lavorò per molti anni come cotonificio, in seguito divenne magazzino di un droghiere e infine abbandonato.
Nel 2003 l’associazione culturale “Borgovico33” iniziò a sistemare la chiesa abbandonata, vedendoci un potenziale per mostre e ritrovi culturali. L’attività dell’associazione si concluse nel 2008 con un’ultima mostra.
Il 29 aprile si ricorda Santa Caterina da Siena, co-patrona d’Italia con San Francesco d’Assisi e co-patrona d’Europa con San Benedetto.
Caterina nacque a Siena nel 1347, ventiquattresima di venticinque figli, da un padre tintore e non particolarmente agiato. La famiglia non si poteva permettere la frequentazione della scuola da parte di Caterina, che crebbe così senza un maestro.
Al compimento dei 12 anni di età la famiglia iniziò a parlarle di matrimonio e uno sembrava particolarmente vantaggioso, ma Caterina si rifiutò e fece sapere alla famiglia che aveva già deciso di dedicare la sua vita al Signore.
All’età di 16 anni decise di entrare a far parte dell’Ordine delle Terziarie Domenicate o “mantellate”, chiamate così a Siena perché portavano una veste nera che copriva completamente quella bianca sottostante. Essendo così giovane le venne rifiutato l’ingresso, concesso soltanto a vedove o donne mature di buona fama.
Poco dopo Caterina si ammalò e delle pustole le sfigurarono il volto, così da renderle la pelle grinzosa e da farla sembrare più vecchia. La mamma di Caterina chiese che la figlia venisse ammessa nell’Ordine e dopo una veloce verifica si decise di ammetterla. Nel 1363 le venne consegnato l’abito delle Mantellate.
Non avendo studiato, non sapeva né leggere né scrivere, e ciò la fece isolare dalle altre consorelle che avevano comunque tentato d’insegnarle le preghiere di base in latino.
Dopo un anno, durante il quale lei si dedicò completamente ai malati rinchiusi negli ospedali per le epidemie sempre più frequenti, riuscì a prendere i voti da Mantellata. Attorno a lei c’era sempre un gruppo di persone , chiamati “caterinati” o “la Bella brigata” che la seguivano durante i suoi continui lavori in ospedale e la aiutavano soprattutto a redigere lettere che affrontavano problemi e temi sia di vita religiosa che di vita sociale di ogni classe, e anche problemi morali e politici che interessavano tutta la Chiesa, l’impero, i regni e gli Stati dell’Europa trecentesca.
Nel 1375, secondo la tradizione, durante la Domenica delle Palme, Caterina ricevette le stimmate, le quali però non verranno mai mostrate in pubblico per volere della futura Santa.
L’anno successivo, iniziò una corrispondenza con Papa Gregorio XI e la Repubblica di Firenze chiederà proprio a Caterina da fare da mediatrice per far tornare il pontefice da Avignone alla Santa Sede.
Nel 1377 si recò a Roma, chiamata da papa Urbano VI dopo la ribellione di una parte dei cardinali che diede inizio allo scisma di Occidente. Ma qui si ammalò e morì, a soli 33 anni.
Nel 1461, Santa Caterina venne canonizzata dal papa senese Pio II e nel 1939 Pio XII la dichiarò patrona d’Italia con Francesco d’Assisi.