La villa la Rotonda è uno dei simboli di Inverigo (CO), riconoscibile anche a svariati chilometri di distanza, poiché svetta sulla collina più alta del Comune. Il suo nome deriva dalla grandiosa cupola che la sormonta e dalla quale la vista sulla Brianza è formidabile.
La storia della villa
La Rotonda nacque su una costruzione preesistente del XVI secolo, sulla cima del colle di proprietà dei marchesi di Caravaggio. Questo casato, importante ramo degli Sforza, era legato alla famiglia Serponti alla quale apparteneva la madre di Luigi Cagnola, il quale la ereditò a inizio Ottocento.
Cagnola era un architetto molto famoso in Lombardia per aver ideato e progettato l’Arco della Pace di Milano, la porta d’ingresso della città dalla parte del Sempione.
Luigi Cagnola iniziò a modificare la costruzione da lui ereditata nel 1813. Essendo la propria residenza privata, si sbizzarrì nella sua genialità architettonica senza nessuna limitazione di committenti insoddisfatti. La villa divenne ben presto la più famosa dell’Ottocento lombardo grazie alla sua imponenza ed eccentricità. Voci del passato narrano di come Cagnola abbia deciso di rendere grandiosa questa proprietà senza pensare a quanto costasse
“per rispondere a quelli che lo tacciavano di architettare sempre grandiosamente perché non doveva spendere denari propri”.
L’architetto non riuscì a vedere la sua opera completamente conclusa perché morì a Inverigo nel 1833. La Rotonda venne così completata da Francesco Peverelli, suo allievo. Essendo l’ultimo progetto del Cagnola viene considerato il suo testamento artistico.
Particolarità de “la Rotonda”
Descritta oggi come “la meraviglia della Brianza”, all’epoca della costruzione era ritenuta un cosiddetto “ecomostro” a causa delle sue caratteristiche grandiose: la cupola sproporzionata, le cariatidi giganti e le facciate neoclassiche.
Quando Luigi Cagnola ereditò l’edificio preesistente trovò una corte contadina che decise di modificare chiudendone tutti i lati e creando una cupola rotonda con annesso terrazzo belvedere posto sulla sommità. S’ispirò al Pantheon e alla villa palladiana Almerico Capra di Vicenza, chiamata per l’appunto “la Rotonda”, ma anche allo stile napoleonico imperiale ed eroico che aveva influenzato così tanto l’architettura milanese alla fine del Settecento e all’inizio dell’Ottocento.
Per accedere alla villa bisogna percorrere una scalinata; la facciata meridionale ospita sei enormi telamoni scolpiti da Pompeo Marchesi, mentre la facciata settentrionale sfoggia un grande portico avvolto da due ali di colonnato, con colonne dal diametro superiore al metro.
La villa è rinomata anche per il parco tutt’attorno, con le sue piante ad alto fusto come pini marittimi e cedri del Libano che rendono sempreverde questo angolo di Inverigo. Il viale è costeggiato da cipressi, del quale abbiamo già parlato in precedenza in questo articolo. Esso collegava la villa Rotonda a quella della famiglia Crivelli, costruita da Leopold Pollack.
Nel complesso del parco vi era anche un piccolo Arco della Pace per l’accesso da via Rotonda, abbattuto da un ciclone nel 1910 e non più ricostruito; una lapide ricorda l’evento, datandolo erroneamente al 1911.
Nella cappella della villa, dedicata al tempo dei marchesi di Caravaggio a San Giuseppe e successivamente ricostruita ex novo in onore di Gesù Bambino, si trova il cenotafio di Luigi Cagnola, opera di Francesco Somaini. Molte opere di rifinitura furono completate postume dal conte architetto Ambrogio Nava di Monticello, il quale nel 1834 sposò la vedova del Cagnola, Francesca d’Adda Salvaterra.
La moglie di Cagnola, la marchesa Salvaterra d’Adda, amava aprire la propria casa agli artisti dell’epoca e si sa con certezza che Stendhal e Foscolo passarono a visitare la marchesa e la villa stessa. Alla morte della coppia, non esistendo eredi di sangue, la villa passò al ramo francese della famiglia di lei.
Utilizzo dopo la II guerra mondiale
Nel 1941 la villa a Inverigo era di proprietà di un’erede francese della marchesa, ma a causa della guerra tra Italia e Francia la Rotonda venne tenuta sotto sequestro.
Alla fine della guerra venne messa in vendita, ma essendo molto costosa e dispendiosa per la manutenzione nessuno si offrì per l’acquisto. Solo nel 1949 don Carlo Gnocchi acquistò per 12 milioni di lire la villa per ospitare i suoi “mutilatini”: bambini mutilati di guerra e successivamente anche poliomielitici.
Tutt’oggi, Villa la Rotonda è di proprietà della fondazione Don Gnocchi Inverigo ed è una clinica privata. Le visite sono possibili solo in occasione della giornate del FAI – Fondo Ambiente Italiano.
Villa la Rotonda è una delle tante meraviglie lombarde che si possono ammirare da molto vicino percorrendo Il Cammino di Sant’Agostino