Giuseppe Terragni è stato uno dei massimi esponenti del razionalismo in Italia. La città di Como, grazie ai progetti razionalisti realizzati, è spesso associata a questo movimento architettonico.
Il razionalismo e i suoi architetti
Il razionalismo si affermò tra le due guerre mondiali: era una nuova forma artistica che mirava a rinnovare radicalmente le tecniche e le forme dell’architettura (utilizzo di materiali moderni, eliminazione di decorazioni sovrastrutturali, chiarezza di distribuzione degli elementi per lo scopo pratico dell’edificio stesso), mentre il ruolo dell‘architetto assorbì un nuovo differente concetto: non più semplice artista-decoratore, ma costruttore a fini sociali.
Se in tutta Europa erano attivi Marcel Breuer, Hans Scharoun, Peter Behrens e Hans Poelzig, in Italia esisteva il MIAR (Movimento Italiano per l’Architettura Nazionale) e il “Gruppo 7”. Nel 1926, a Milano, gli architetti Figini, Pollini, Catagnoli, Frette, Larco, Rava e Terragni fondarono il gruppo per rinnovare l’architettura italiana secondo le nuove teorie di Le Corbusier e di Gropius, firmando il primo documento/manifesto del razionalismo italiano. Il movimento, in aperta rottura con il fascismo, non ebbe vita lunga e si sciolse nel 1931. Durante la Seconda Guerra Mondiale la fase più vitale del movimento si concluse e non venne più esplorata.
La vita di Terragni
Giuseppe Terragni nacque a Meda nel 1904. Trasferitosi in tenera età a Como, in via Indipendenza, iniziò a frequentare l’istituto tecnico Caio Plinio di Como, sezione fisica-matematica. L’ultimo anno decise tuttavia di frequentare il Liceo Scientifico, dove conobbe il pittore Luigi Zuccoli che divenne amico, compagno di canottaggio e stretto collaboratore.
Nel 1926, prima di laurearsi al Politecnico di Milano, conobbe Pietro Lingeri: i due divennero stretti amici e collaboratori.
Nel 1927, Terragni apre uno studio al pianterreno della casa paterna a Como con il fratello Attilio, ingegnere, iniziando a partecipare a diversi bandi di gara per la costruzione di vari edifici e monumenti.
Nei primi anni Trenta, ai tavolini del bar Rebecchi di via Diaz si trovavano lui, Mario Radice e Manlio Rho e, annaffiando le parole con del buon Bonarda, a discutere animatamente su come poter cambiare il mondo dell’arte e dell’architettura per portarle a forme più pure, armoniche e razionali.
Nel 1939 viene chiamato alle armi, ma riesce a continuare la sua attività progettuale grazie a una fitta corrispondenza con Zuccoli. Due anni dopo, prima di partire per la Russia, decise di stilare il suo testamento a favore della fidanzata e dell’amico di una vita Luigi Zuccoli.
Il 20 gennaio 1943, mentre si trovava in Romania, provato dagli orrori della guerra e unico superstite della sua batteria, molto debole fisicamente e psicologicamente, venne rimpatriato a causa di un esaurimento nervoso. Le sue condizioni non migliorarono mai del tutto e il 19 luglio 1943, un’emorragia cerebrale lo colse scendendo le scale della casa della sua fidanzata Maria Casartelli, portandolo alla morte.
Le sue opere nel comasco
La prima partecipazione a un bando della città di Como è del 1926, insieme a Pietro Lingeri. Si trattava del concorso per la creazione del Monumento ai Caduti di Como, in piazza Duomo, vinto poi da Asnago e Vender. Il progetto dei due vincitori non tuttavia mai realizzato.
In tutta Italia erano molti i Monumenti ai Caduti cittadini eretti e ciò diede vita a moltissimi bandi. Nello stesso anno, Terragni partecipò, vincendolo, anche al bando cittadino di Erba: la realizzazione verrà poi conclusa solo nel 1932.
Nel 1927, arrivò il suo esordio in campo professionale, quando si occupò della ristrutturazione della facciata dell’albergo Metropole Suisse a Como. Quell’anno aveva in serbo un vero e proprio trampolino di lancio per lui: un bando per ampliare il blocco di appartamenti che si trovavano tra le attuali via Vittorio Veneto e viale fratelli Rosselli. Terragni, ideando una copia pressoché speculare dell’edificio già esistente, vinse il bando; durante i lavori, tuttavia, fece coprire tutto il perimetro dell’edificio e solo a lavori quasi conclusi si iniziò a intravedere il vero edificio innalzato: il Novocomum.
Un colosso totalmente differente rispetto al progetto vincitore, più alto di un piano, con linee nette, forme tonde agli angoli, tanto da farlo sembrare una nave: il Transatlantico. A molte persone non piacque, tanto che fu iniziata una raccolta firme per abbatterlo, ma molti architetti europei ed italiani lo elogiarono e riuscirono a convincere la giunta di Como a tenerlo così com’era.
Nel 1930, Terragni realizza il negozio “Vitrum” a Como, ancora visibile con l’insegna originale tra via Cinque Giornate e Piazza Duomo.
Tra il 1931 e il 1933, dedicherà molto tempo al progetto del nuovo Monumento ai Caduti di Como, cambiando il luogo dove sarebbe dovuto sorgere: dalla fine degli anni Venti si stava bonificando la zona a lago per realizzare il Tempio Voltiano, l’aeroclub e gli altri impianti sportivi quali stadio e palestra e pertanto fu deciso di erigere il Monumento nella zona nuova della città, appena recuperata dal lago.
Nel 1932 iniziò la progettazione della Casa del Fascio, ultimata solo nel 1936; l’anno seguente partecipò al concorso per il mercato coperto di Como, senza però vincerlo.
Nel 1934 vinse il concorso per il Piano Regolatore di Como con il gruppo del progetto C.M.8 (Como.Milano.8), il quale però non venne seguito alla lettera, specialmente per la zona della Cortesella.
Tra il 1935 e il 1937 realizzò diverse case private: casa Pedraglio a Como e la casa “del floricoltore” a Rebbio.
Il 1936 fu un anno lavorativamente assai importante per Terragni: la realizzazione della sua Casa del Fascio fu ultimata e, allo stesso tempo, iniziarono i lavori all’asilo Sant’Elia, i quali si concluderanno l’anno successivo.
Prima di partire per la guerra, nel 1939, iniziarono i lavori per la casa Giuliani-Frigerio, suo ultimo progetto realizzato, ma che vedrà solo una volta tornato a casa nel 1943.
Nei suoi periodi di fitta corrispondenza con i colleghi creò diversi progetti tutti per Como: case popolari in via Anzani, ristrutturazione del quartiere Cortesella, ristrutturazione di Piazza Cavour, un progetto totalmente nuovo per l’ “università della seta” comasca, uno studio per lo stadio con il tetto parzialmente apribile ed infine nel 1942 addirittura un progetto per una Cattedrale.
Giuseppe Terragni ha dato tanto alla città e alla Provincia di Como, realizzando progetti in molti Comuni. Se qualcuno fosse interessato a informarsi in maniera più approfondita su tutti i suoi progetti, vi suggeriamo di sfogliarli sul sito del MAARC (Museo virtuale Astrattismo e Architettura Razionalista Como)